Un commento a “La palliazione: uno stupro semantico”

FERDINANDO GARETTO

Cure palliative, Humanitas Gardenigo, Torino.

Pervenuto il 7 gennaio 2022. Accettato il 17 gennaio 2022.

Riassunto. Una riflessione su un recente articolo pubblicato sulla Rivista Italiana di Cure Palliative, in cui, partendo dalla critica aspra rispetto al rischio di un ritorno ad un anacronistico “dolorismo” e all’utilizzo strumentale del termine “palliativo”, un’ampia digressione è dedicata alla figura di Madre Teresa di Calcutta, con una stigmatizzazione piuttosto severa dell’opera del Nirmal Hriday da lei fondato. Si propone una diversa interpretazione, che tenga contro del contesto storico e culturale e della necessità di un ulteriore approfondimento che superi visioni preconcette e ideologiche così come le rappresentazioni semplicemente agiografiche.

Parole chiave. Cure palliative, hospice, Nirmal Hriday.

A comment on “Palliation: a semantic rape”.

Summary. A reflection on a recent article published in the Rivista Italiana di Cure Palliative, in which starting from the harsh criticism regarding the risk of a return to an anachronistic “dolorism” and the instrumental use of the term “palliative”, a wide digression is dedicated to the figure of Mother Teresa of Calcutta, with a severe stigmatization of the work of the Nirmal Hriday founded by her. A different interpretation is proposed, one that takes into account the historical and cultural context and the need for further study that goes beyond preconceived and ideological visions as well as simply hagiographic representations.

Key words. Palliative care, hospice, Nirmal Hriday.

Ho letto con interesse il contributo del Prof. Spinsanti “La palliazione: uno stupro semantico” pubblicato sul numero 3/2021 della Rivista Italiana di Cure Palliative1.

Già dal titolo i toni sono piuttosto forti, al punto da chiedersi se, per quanto corretto dal punto di visto semantico (“stupro” come violenza contro l’identità, quindi forzatura abusiva del significato della parola), non sia esso stesso un utilizzo poco rispettoso di un termine che richiama un’esperienza drammatica nella vita di una persona.

Successivamente, con la consueta abilità narrativa e descrittiva che abbiamo imparato ad apprezzare da molti anni nella nostra formazione culturale di palliativisti, Spinsanti ci conduce, attraverso una similitudine inventata (non facile da riconoscere a una lettura disattenta, al punto di apparire a prima vista una sorta di dotta fake news), ad una riflessione decisamente stimolante sui rischi di un ritorno al dolorismo insiti in lavori come il libro Palliativgesellschaft (in italiano La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite)2 del filosofo coreano-tedesco Byung-Chul Han.

Tema interessante, criticato con argomentazioni su cui non si può che essere d’accordo e vigilanti (si rimanda per questo alla lettura dell’articolo di Spinsanti nella sua interezza1), per quanto esistano sull’argomento riflessioni non nuove e meritevoli di essere tenute in ben altra considerazione (penso non solo alle note problematiche della “opioid epidemic” negli USA, ma per esempio al racconto fantastico di Primo Levi sugli effetti contraddittori e paradossali delle “Versamine”, sostanze in grado di invertire il dolore e il piacere, fino all’autodistruzione)3,4.

La questione che però mi ha maggiormente interrogato è la posizione netta e senza esitazione di Spinsanti rispetto alla figura di Madre Teresa di Calcutta.

Mi ha stupito, perché viene preso come riferimento un libro uscito anni fa5, sulle cui affermazioni non sono mai riuscito a trovare pareri concordi.

Alcuni anni fa mi ero interessato alla questione avendo avuto l’onore (certamente immeritato) di curare il capitolo “Cenni storici internazionali” nell’ultima edizione del “Libro Italiano di Medicina e Cure Palliative”.

In tale occasione ero partito da alcuni testi che citavano il Nirmal Hriday aperto da Madre Teresa nel 1954 come esperienza fondativa nell’accoglienza dei malati terminali nel XX secolo alla pari dell’occidentale St. Christopher Hospice fondato nel 1967 da Cicely Saunders. Per questo avendo presente le critiche radicali emerse nel libro di Hitchens avevo provato ad approfondire per quanto possibile la tematica.

Devo dire che non ero riuscito a recuperare molte evidenze, a parte alcuni articoli piuttosto datati di analisi sanitaria che anticipavano le critiche esposte nel testo di Hitchens 6 e altre prese di posizione in difesa dell’operato di Madre Teresa, in genere sostenute da persone che avevano avuto esperienza diretta del lavoro al Nirmal Hriday7,8.

Quello che mi era sembrato abbastanza evidente era che non ci si poteva limitare ad un atteggiamento semplicemente agiografico, ma che non si poteva neanche “misurare” l’azione di accoglienza e di accudimento voluta dalla fondatrice delle Missionarie della Carità solamente attraverso i parametri del ricco Occidente basati su protocolli, disponibilità di farmaci e di presìdi sanitari.

Avevo anche provato a coinvolgere nella ricerca alcuni amici indiani, o che vivono da molti anni in India (ma esiste l’India come entità unica?) a diretto contatto con le povertà e le sofferenze di quello che è in realtà un sub-continente con molteplici diverse e contraddittorie componenti. L’unico dato abbastanza univoco era quello di una forte polarizzazione politica, in cui gli attacchi alla Madre, premio Nobel per la pace del 1979, sembravano essere tutt’altro che disinteressati e l’accusa di dolorismo non così fondata. Francamente strumentale sembrerebbe invece essere l’accusa di “conversioni forzate”, essendoci testimonianze che attribuivano a Madre Teresa il desiderio che ognuno fosse un “buon credente” della propria religione (sikh, indù, musulmano, cristiano, ecc.)9-11.

Anche su questo non posso andare oltre le singole testimonianze (seppure supportate da articoli di testate locali di diverso orientamento), che non mi sentirei di far assurgere a certezza.

Umilmente, e sapendo bene che il discorso non si conclude qui, mi sembra che siano da evidenziare un paio di punti.

Innanzitutto, il “modello” di Madre Teresa è diversissimo da quello della Saunders, ma entrambi nascono dalla consapevolezza comune che il dolore, la sofferenza, la morte sono temi propri dell’essere umano, che vanno al di là delle culture e delle nazionalità. Le cure palliative non sono un “lusso” occidentale, ma sono un diritto riconosciuto come universale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ne prevede l’attuazione sulla base dei diversi contesti socio-economici e delle risorse disponibili.

In linea con questo, di fronte allo scandalo della morte in solitudine, Madre Teresa non fa un progetto sulla carta, e non aspetta di avere tutti i “requisiti assistenziali” a posto. Neanche vuole fondare un ospedale. Incontra i malati morenti nelle strade, non volta la faccia dall’altra parte, ma apre le porte, accoglie, lava le ferite, nutre, restituisce umanità e dignità; Hriday per questo è aperto a tutti.

Mi rendo conto che sono temi che vanno molto al di là di queste semplici osservazioni. Credo che resti comunque importante per le cure palliative del futuro continuare a guardare, anche con spirito critico, ma senza anacronistici termini di paragone, a chi ha saputo “uscire” dai propri contesti alla ricerca delle nuove fragilità, con forza, determinazione e creatività agapica anche laddove sembrava impossibile che le situazioni potessero cambiare.

Conflitto di interessi: l’autore dichiara l’assenza di conflitto di interessi.

Bibliografia

1. Spinsanti S. “La palliazione: uno stupro semantico”. Rivista Italiana di Cure Palliative 2021; 23: 193-4.

2. Han B-C. “La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite”. Torino: Einaudi 2021.

3. Endo N, Ghaeli N, Duvallet C, et al. Rapid assessment of opioid exposure and treatment in cities through robotic collection and chemical analysis of wastewater. J Med Toxicol 2020; 16: 195-203.

4. Levi P. Versamina. In: Storie naturali. Torino: Einaudi, 1979.

5. Hitchens C. La posizione della missionaria. Roma: Minimum Fax, 2003.

6. Jeffrey D. Mother Teresa’s care for the dying. Lancet 1994; 344: 1098.

7. Leys S. (19 September 1996). Letters: in defense of Mother TeresaThe New York Review of Books. 43 (14). Retrieved 21 April 2017.

8. Banerjee M. 10 Years Later, Mother Teresa Remembered. Washington Post, 4 September 2007.

9. Chheda R. Crescono le tensioni fra governo e Chiesa. Cittanuova-online, 31 luglio 2018.

10. https://www.asianews.it/notizie-it/Madre-Teresa:-il-suo-contributo-all’umanità-3 8314.html