Le Cure Palliative stanno cambiando

Carlo Peruselli

Presidente SICP


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Le cure palliative stanno cambiando: i cambiamenti si stanno già vedendo e diventeranno ancora più evidenti nei prossimi anni. Un articolo recentemente pubblicato[1]e che fa seguito ad altri di contenuto analogo[2],  ha ben sintetizzato alcuni degli elementi più importanti di questo cambiamento già in atto:

  • l’estensione della applicazione delle cure palliative a tutte le malattie croniche degenerative
  • l’applicazione delle cure palliative precoci lungo tutto il decorso della malattia
  • l’applicazione delle cure palliative in tutti i setting di cura (casa, hospice, ospedale, strutture residenziali)
  • la complessità dei bisogni vs. la prognosi come criterio principale per l’intervento delle cure palliative specialistiche
  • il passaggio da un approccio organizzativo prevalentemente specialistico (centrato quasi sempre soltanto sull’oncologia) a un approccio più integrato e coerente con lo sviluppo complessivo dei servizi sanitari.

È un processo di cambiamento che è condizionato da mutamenti profondi in atto nello scenario demografico ed epidemiologico dei paesi a maggiore sviluppo economico: una “transizione demografica”, che si prevede condurrà nel 2050 ad un incremento di 8 volte nel numero delle persone con età > di 80 anni e ad una prevedibile riduzione del numero di giovani familiari disponibili per assistere persone anziane alla fine della vita, e una “transizione epidemiologica”, con il passaggio da una mortalità  causata in prevalenza da malattie trasmissibili (infettive) ad una mortalità causata in grande maggioranza da malattie croniche degenerative.

Anche i bisogni di cure palliative stanno cambiando: le stime riferite all’Italia ci parlano di un numero di quasi 400.000 persone (secondo alcuni autori di quasi 500.000) che ogni anno muoiono nel nostro paese con bisogni di cure palliative.  Di questi, oltre un terzo hanno necessità di cure palliative specialistiche, mentre il 60% sono malati affetti da malattie croniche degenerative diverse dal cancro. Di fronte a questi bisogni imponenti, sempre di più si stanno affermando, in modo inevitabile, modelli organizzativi “complessi” di organizzazione ed erogazione delle cure palliative, che richiedono, accanto ad una più diffusa disponibilità di cure palliative specialistiche, un miglioramento significativo nella possibilità di garantire un approccio palliativo competente da parte dei medici di medicina generale e di altri specialisti (due terzi delle persone che muoiono ogni anno con bisogni di cure palliative non necessitano di un intervento specialistico) e, soprattutto, la capacità di programmare modalità di intervento sempre più integrate, lungo tutto il percorso delle malattie croniche degenerative inguaribili, affinando le possibilità di valutare i bisogni dei malati e dei loro familiari lungo questo percorso e, di conseguenza, aumentando l’intensità degli interventi specialistici in rapporto alla complessità dei bisogni e all’avvicinamento alle fasi finali della vita.

Questi cambiamenti, già in atto anche nel nostro paese, aprono nuovi scenari di grande interesse, che richiederanno una crescita e, a mio parere, anche una progressiva modifica delle competenze ed esperienze degli operatori delle Reti di cure palliative, ad esempio nella cura ed assistenza di pazienti anziani affetti da malattie diverse dal cancro o con demenza grave, nella gestione di situazioni complesse dal punto di vista delle scelte di trattamento e nei correlati elementi di natura etica e relazionale, nella gestione manageriale di percorsi di cura prolungati e ad evoluzione prognostica incerta.

Come Società Italiana di Cure Palliative, la Società Scientifica che rappresenta in modo unitario tutti i professionisti che svolgono attività di cure palliative nel nostro paese, possiamo accompagnare e favorire questo percorso di cambiamento in vari modi:

  • favorire per quanto possibile lo sviluppo nella ricerca di “evidenze” in tutte le aree di interesse per le cure palliative: il controllo dei sintomi, la comunicazione con i malati e i familiari, l’organizzazione dei servizi
  • promuovere un lavoro costante di confronto ed integrazione con le altre Specialità e con la Medicina Generale, come abbiamo fatto e continueremo a fare con l’attivazione di Gruppi di lavoro intersocietari su obiettivi specifici
  • garantire il confronto continuo e paritario fra tutti i professionisti che lavorano nelle equipe di cure palliative
  • sostenere, per quanto di nostra competenza e in tutte le sedi istituzionali, lo sviluppo di modelli organizzativi e di percorsi di cura ed assistenza sempre più “integrati” fra livello di cure palliative “di base” e cure palliative specialistiche
  • promuovere un’ attenzione molto forte alla valutazione economica e al rapporto costo-efficacia degli interventi che si mettono in atto
  • favorire nuovi approcci nella promozione e nella diffusione delle Cure Palliative, anche attraverso percorsi che sottolineano la responsabilità sociale e collettiva nello sviluppo di questo tipo di cure.

Di fronte ai cambiamenti in atto, è sicuramente il momento di chiudere una volta per tutte, anche per le cure palliative italiane, con l’autoreferenzialità e con l’illusione della autosufficienza e dell’onnipotenza: per quanto mi riguarda, in questo ultimo anno di mio impegno personale come Presidente della SICP, cercherò di favorire in ogni modo questo percorso di cambiamento.

Bibliografia References

[1] Dzingina M.D., Higginson I. “Public Health and Palliative Care 2015” Clin. Geriatr. Med. 2015;31:253-63

[2] Da Gomez-Batiste X. et al. “Identyfing needs and improving palliative care…” Curr. Opin. Support Palliat. Care 2012;6:371-78