Elena Tonel




Innamorata del suo lavoro di urgentista. Accoglieva tutti con un sorriso luminoso, con calma tranquillizzante. Con acume nell’attenzione ai dettagli, rapidità di pensiero e di azione. E riusciva alla fine di turni pesantissimi a chiedere notizie dei pazienti ricoverati nei reparti o dimessi. Responsabile del “Codice Rosa”, era un riferimento sicuro per le donne vittime di abusi.

Ma era anche “appassionata” delle cure palliative: le aveva capite profondamente, riusciva a trasformare con due paraventi e una sedia un angolo del Pronto in una stanza hospice, dove una mamma poteva salutare per l’ultima volta il figlio piccolo o dove gestire una sedazione palliativa consentendo il commiato e la vicinanza. Perché, nel “posto” sbagliato, nel “momento” sbagliato, il “modo” fosse l’unico giusto e diventasse il migliore possibile.

Quante telefonate per confrontarsi su terapie da impostare, percorsi da attivare, parole “giuste” da dire. Quante volte si stupiva e con dolore ci chiedeva: “ma perché arrivano in Pronto? Perché non vi attivano prima?”.

Quante consulenze insieme, nel periodo meraviglioso in cui lavoravamo nello stesso ospedale con lei e con un gruppo di giovani urgentisti in ricerca costante di approcci di nuova umanità alla sofferenza più cruda. Quante appassionanti giornate formative.

In uno degli ultimi whatsapp mi aveva scritto: “fate un lavoro bellissimo. Mi piacerebbe un giorno, fra qualche anno, diventare palliativista”. Ma lo era già, nel profondo, e lo testimoniava e dimostrava quotidianamente, lì nella “trincea” del Pronto soccorso dove era un’eccellenza assoluta.

Era nata il 28 gennaio del 1977. Elena Tonel ci ha lasciati il 30 agosto scorso, sgomenti, all’improvviso (un ictus subito irreversibile), con tanti progetti aperti e tanti sogni, anche di collaborazione sempre più stretta fra Urgenza e Cure palliative. Dalla sua vita, nuove vite: dalla donazione dei suoi organi, per un desiderio che aveva sottoscritto con convinzione esplicita qualche tempo fa.

Fra le tante voci che la ricordano con commozione, credo che non le sarebbe dispiaciuto un ricordo anche su queste pagine dei palliativisti.